“Ora potrei discutere con voi delle solitudini vissute in due, di quelle vissute in tre o condominiali, potremmo tenerci su un simposio, potremmo fare e disfare tutto ed il suo contrario: non importa.
A me interessa poco della gente e della facciata esteriore.
E, quello che sento veramente, è così intimo ma potente al contempo che neanche la distanza me lo annichilisce.
Oltre la distanza, attraversando il silenzio, interpretando il “non detto” (un linguaggio a me ostico) ho rivisto una forma di vita.
O imparo quella lingua, o cerco d’interpretare, o aspetto pazientemente che le cose cambino di nuovo.
Così sono confusa ma, almeno, sono viva.
Un passo l’ho fatto: quello decisivo, poco non è.”
(Questo scrivevo un anno fa: un passo decisivo, certo, dandomi e dando un’opportunità. E forse io solo capisco cosa sono e quanto valgo.)
Ho appeso nel mio…
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